Autoveicolo



Il motore a due tempi è un tipo di motore a combustione interna: alimentato da un impianto d'alimentazione, scarica i prodotti esauriti (gas di scarico) tramite un impianto di scarico.
Fu inventato dall'ingegnere Dugald Clerk[1] nel 1879 e sperimentato per la prima volta nel 1880 da Karl Benz[2].
 Questo motore si differenzia dal più diffuso motore a quattro tempi principalmente per la differente alternanza delle fasi attive (fasi utili o di potenza) in relazione ai giri dell'albero motore: se nel quattro tempi si ha una fase attiva o di espansione (fase in cui avviene la trasformazione effettiva dell'energia chimica in termica e dunque cinetica) per ogni due giri dell'albero, nel due tempi se ne ha una per ogni giro completo dell'albero.



Questo tipo di motore oltre che nelle automobili, è di larga diffusione sulle motociclette e più recentemente su molti modelli di scooter, ma soprattutto nei camion di basso tonnellaggio.
Il termine "a 4 tempi" deriva dal fatto che la combustione avviene per quattro passaggi successivi, con alcune differenze tra motore ad accensione comandata e motore ad accensione spontanea:
  1. Aspirazione: si ha l'introduzione di aria o di una miscela aria-combustibile nel cilindro;
  2. Compressione: la miscela aria-combustibile viene compressa volumetricamente, generalmente durante questa fase si ha l'inizio della combustione;
  3. Espansione: si ha l'espansione volumetrica dei gas combusti, generalmente durante le prime fasi d'espansione si ha la fine della combustione;
  4. Scarico: si ha l'espulsione dei gas combusti dal motore.

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